lunedì 21 marzo 2011

LA RIFORMA DELLE SCUOLE SUPERIORI: CALCOLO E IMPROVVISAZIONE

E alla fine, dopo quanto combinato per la scuola elementare, quest'anno è entrata in piena attività la riforma della scuola superiore. Da prof scansafatiche e opportunista, mi decido a scriverne nel momento in cui si stanno ridistribuendo le cattedre e si cominciano ad avvertire ancora più ferocemente i tagli apportati, ma balzano anche all'occhio gli intenti che si celano dietro scelte onestamente poco felici e a volte poco spiegabili.
Intenti che possono essere divisi in due categorie ben precise:

CALCOLO:
- Lo studio del DIRITTO scompare da numerosi istituti, in particolare da quelli professionali. Pochi anni fa le sperimentazioni avevano introdotto lo studio del diritto anche nei licei, riconoscendo la necessità dello studio dei fondamenti legislativi del nostro Stato, così come delle sue Istituzioni, per la formazione dei nuovi cittadini, finalità che figura ancora come primaria per la scuola superiore (inutile ricordare come questa accompagni ragazze e ragazzi verso la loro maggiore età). Bisogna forse considerare un caso che lo studio del Diritto venga ridimensionato proprio in questi anni, mentre la Repubblica si prepara a compiere radicali scelte in tema di magistratura e istituzioni?
- Le riduzioni di orario riguardano nella stragrande maggioranza gli istituti tecnici e quelli professionali, per i quali è stato imposto un orario standardizzato di 32 ore settimanali (prima della riforma, l'istituto tecnico commerciale indirizzo IGEA - quello cioè con meno ore di studio - ne prevedeva 36). Il buon senso imporrebbe la riduzione delle ore di studio delle materie cosiddette "comuni" e un potenziamento delle materie di indirizzo, invece: 
  • alla ragioneria si riduce di due/tre ore settimanali lo studio dell'Economia Aziendale, di un'ora quello di Matematica, di un'ora quello di Diritto;
  • all'Istituto Turistico vengono meno le ore di conversazione con l'insegnante madrelingua nello studio delle lingue straniere;
  • vengono ridotte sensibilmente le ore di laboratorio e di matematica negli istituti tecnici industriali
  • si riducono drasticamente le ore di laboratorio per gli istituti professionali
Viceversa, i Licei sono stati toccati solo in minima parte. L'impressione è che si voglia creare un divario piuttosto netto fra i due tradizionali canali di formazione superiore (licei e istituti tecnico/professionali, appunto),  Un divario che avrà i suoi risultati in un'università ad accesso limitato dai test di ingresso. In linea di massima, la scelta della scuola superiore ha una forte componente sociale (le classi più alte preferiscono indirizzare i propri figli ai licei, le classi "inferiori" prediligono gli istituti tecnici e professionali); viene da pensare che l'attuale riforma voglia preparare la strada a percorsi di studi che rispettino le differenze sociali, bloccando il più possibile un sano dinamismo. In questo, la riforma Gelmini assomiglia curiosamente alla riforma Gentile (con la quale allittera, perbacco!!!).

IMPROVVISAZIONE
- Vengono ridotte le ore di inglese un po' in tutti gli indirizzi di studio superiore. Il ministro se ne accorge e ci rimane male, perché la scuola della destra dovrebbe essere fondata sulle proverbiali TRE "I" dettate a suo tempo dalla Moratti (Impresa, Informatica, Inglese). Che fare? Si progetta il CLIL sigla che circola già da parecchio tempo e che prevede l'insegnamento in una lingua straniera di una materia. In particolare, la riforma prevede che, entro quattro anni, gli studenti che quest'anno hanno iniziato la prima classe in quinta possano godere dell'insegnamento di una materia - scelta dal collegio docenti - in inglese quando saranno in quinta. Per questo, sarà richiesta ai docenti che si abiliteranno nel futuro (sempre che anche sotto questo punto di vista si decida finalmente qualcosa) la certificazione B2 (cioè qualcosa in più del livello intermedio) di conoscenza della lingua inglese. Il progetto, messo così, sembra carino, peccato che è una scopiazzatura semplificata e maldestra di quanto succede in Germania. Nella scuola tedesca, chi vuole fare il docente svolge studi universitari apositi che garantiscono la preparazione in due discipline ritenute complementari (ad esempio, una lingua straniera e - per esempio - matematica). In questo modo, una volta laureati i docenti hanno già le competenze per svolgere quanto previsto dal CLIL. In Italia si pretende che docenti che da anni non praticano una lingua straniera riacquistino con il mero studio le competenze linguistiche necessarie per insegnare in lingua la propria materia. Cosa altamente improbabile (sarebbe meglio far studiare una disciplina discorsiva - ad esempio storia, storia dell'arte e simili - agli insegnanti di lingua). La soluzione migliore per non creare pasticci sarebbe la copresenza dell'insegnante della disciplina e dell'insegnante di lingua, ma ovviamente mancano i liquidi. Quindi: teniamoci il pasticcio.
- Il LICEO COREUTICO MUSICALE: ovvero la scuola di Amici finanziata al posto di sostentere i conservatori, le scuole di musica e le scuole di danza che già vantano di una tradizione prestigiosa, e che operano una giusta selezione dei talenti (per inciso: una scuola superiore non può operare una selezione, in quanto è per legge tenuta ad accettare tutte le iscrizioni)
- L'eliminazione della formula 3+2 (cioè, qualifica dopo il terzo anno di studio con la possibilità di frequentare altri due anni ed ottenere il diploma) negli istituti professionali, che oggi prevedono lo studio per cinque anni con trentadue ore settimanali... come negli istituti tecnici! Viene cioè meno la differenza sostanziale fra le due opzioni (corsi di studio di cinque anni, corsi di studio di 3+2) per permetteva di operare scelte realmente differenti. Le famiglie non ci capiscono più nulla, tanto che in massa hanno scelto di evitare entrambe le scelte e mandare i propri figli, qualora indecisi (e ce ne sono tanti) ai Licei, dove si formano classi di trentacinque persone e dove, al primo anno, ci sarà una vera e propria selezione naturale (ovvero: bocciature a raffica).

Prendiamo questo spazio per discutere di queste scelte controverse operate dal nostro governo, e per prendere coscienza del valore dell'istruzione in un Paese che si vorrebbe moderno.